Oggi vogliamo dedicarvi un articolo un pò insolito, raccontandovi di come a volte la vita ci parli usando un linguaggio così poco convenzionale da sembrare magico, come quando ci propone un oggetto, una poesia o una canzone che attira subito la nostra attenzione e ci porta ad una riflessione, ma che comunque ci trasporta in un’altra dimensione, regalandoci emozioni e fantasie.
Molti anni fa io, Susanna, comprai da un antiquario di Roma questa antica coppia di gemelli perché mi aveva molto colpito l’immagine di Arlecchino, la scatola di raso, le scritte a mano originali, senza rendermi subito conto che erano oggetti intrisi di storia, di vita vissuta, di poesia, di passione ma anche di così grande sofferenza, che non avrei mai lontanamente immaginato.
Come si può notare all’interno della scatola c’è scritto il nome a mano libera del famoso poeta, saggista, drammaturgo, sceneggiatore e scrittore francese Jean Cocteau, amico della poetessa italiana Nella Nobili, della quale si legge il nome in basso.
E subito i ricordi riaffiorano riportando in vita la donna che nacque a Bologna nel 1926, poverissima, tanto che già in tenera età venne messa a dura prova dalla vita: con grade dolore fu costretta a lasciare gli amati studi per aiutare il padre in gravi difficoltà economiche, andando a lavorare in fabbrica, da dove nacque l’ingiusta definizione di “poetessa operaia” che la fece tanto soffrire, ma che non la fermò dal raggiungere il suo obiettivo: la poesia.
In seguito si trasferì a Roma, dove riuscì da sola ad entrare nei salotti letterari più famosi e dove strinse sincere amicizie con famosi pittori come Borgonzioni e Morandi, al quale Nella dedicò una poesia “Paesaggio 1926”, mentre lui, generosamente e in modo lungimirante, ricambiò con una sua acquaforte, sapendo che avrebbe potuto rivenderla in caso di bisogno.
Poi si trasferì a Parigi per scrollarsi di dosso l’etichetta di “poetessa operaia” che continuava a perseguitarla, e lì per necessità si ingegnò: amando l’arte in ogni sua sfaccettatura, brevettò una tecnica da lei stessa inventata, la colatura a freddo, per riprodurre miniature di opere d’arte famose, piccoli oggetti-capolavori, portacipria, specchi, portasigarette e come crediamo in questo caso, gemelli da camicia. Funziona: la vita ora le sorride, vive più agiatamente, incontra l’amore saffico di Edith, ma l’enorme peso della sofferenza vissuta su più fronti non le lascia respiro e muore suicida nel 1985.
Dunque questa coppia di gemelli ci racconta una storia vera di coraggio, di poesia, di indistruttibile tenacia e di forti pregiudizi, ma anche di un grande ed istintivo amore che a volte ci lega inspiegabilmente ad una passione.
La vita di questa grande donna, fatta di luci ed ombre, ha regalato all’umanità la possibilità di godere e nutrirsi di qualcosa di bello ed unico: la sua poesia. Una raccolta delle sue opere, dove già solo il titolo raccoglie il suo pensiero è “Ho camminato nel mondo con l’anima aperta”.