La Rodonite, pietra dell’anno 2019

La Rodonite, pietra dell’anno 2019

Il suo nome deriva dal greco rhodon, “rosa” per il suo particolare colore. Tradizionalmente è considerata la pietra della rappacificazione.

La rodonite rafforza il sistema nervoso e quello immunitario, regola il cuore e stimola la circolazione del sangue, promuove la fertilità.
Ha un effetto benefico in caso di infiammazioni alle articolazioni e ferite.

La rodonite incrementa l’amore per se stessi permettendo di comprendere e perdonare i torti, di risanare le ferite e di liberarsi dalle catene del dolore, della rabbia o del rancore. Contribuisce a portare pace e armonia dove c’è conflitto promuovendo la comprensione e l’amicizia.

La rodonite può essere usata anche come pietra del pronto soccorso per superare lo stato confusionale in caso di shock emotivo, traumi e incidenti. È un ottimo sostegno morale.
Disperde l’irrequietezza mentale e ha un effetto calmante. Allontana lo stress, difende dall’ansia e dai disturbi psicosomatici.

La rodonite permette di sviluppare la capacità di controllarsi nelle situazioni di crisi o di pericolo. Induce a raggiungere una maturità interiore imparando dalle proprie esperienze.

Questa pietra può essere scaricata dopo l’uso sotto l’acqua corrente.
Per ottenere effetti visibili sul piano fisico e spirituale si consiglia di portare la pietra con sé a stretto contatto con la pelle per lunghi periodi nella regione del cuore, soprattutto per trattare le ferite psicologiche e/o usarla durante la meditazione.

 

(Fonte: https://www.cure-naturali.it/enciclopedia-naturale/terapie-naturali/benessere/rodonite.html )

Il Turchese, la pietra dello spirito e della fortuna

Il Turchese, la pietra dello spirito e della fortuna

Il Turchese è una delle pietre più usate fin dall’antichità, oggi costosa e difficile da reperire,
 
soprattutto perché nel mercato si trovano eccellenti imitazioni che, purtroppo, possono trarre in
inganno.

A questa pietra sono attribuiti poteri sovrannaturali. Si dice infatti che, quando il suo proprietario si

trova in una situazione di pericolo, il turchese cambi colore proprio per avvertirlo.

Una delle pietre “egiziane” più amate, considerata capace di proteggere non solo dai sortilegi

il proprietario, ma anche di vegliare su di lui nell’aldilà. Ecco spiegato perché, un bracciale di

turchese, è stato trovato al braccio di una mummia che ha più di 5.000 anni. Sempre in Egitto, il

turchese veniva considerato simbolo dell’Universo e dell’Aldilà.

Anche gli Indiani d’America utilizzavano i turchesi, sia come “moneta” di scambio, sia

come pietra ornamentale per abbellire e proteggere tombe e case. Per loro infatti, il

turchese rappresentava lo spirito del mare e del cielo incarnato.

Viene utilizzata in cristalloterapia come pietra di protezione, coraggio, denaro, amore, amicizia, guarigione, fortuna.

Si armonizza col 4°, 5° e 6° chakra; si attiva ai raggi del sole e della luna. Tonifica, purifica e rinforza tutto il corpo.

Rigenera i tessuti; aiuta l’assimilazione dei nutrimenti, la circolazione, i polmoni, il sistema circolatorio; vitalizza il sangue ed il sistema nervoso. Previene le affezioni della gola.

E’ porosa e facilmente deteriorabile.

Proprietà e Poteri del Turchese

L’entrata della turchese attraverso il 5° chakra od i meridiani collegati con i vortici delle mani, tratta efficacemente il deperimento organico, l’anoressia e la malinconia che ne deriva.

Rafforza gli occhi, riduce la febbre e allevia i mal di testa. Allinea i chakra.

Rilassa la mente ed il corpo, dona equilibrio emotivo, induce pensieri positivi e sviluppa la capacità di essere una guida rispettosa e saggia per gli altri.

Favorisce l’espressione creativa, la comunicazione, l’amicizia, la lealtà. Pietra molto porosa: tale caratteristica la rende “spugna delle negatività”.

Protegge il campo energetico che avvolge il nostro corpo dalle vibrazioni negative ed esalta le energie positive che conferiscono forza e solidità.

Protegge dalle radiazioni di sostanze ed onde nocive sia dal punto di vista strettamente fisico che psichico.

Possiede la bellezza della profondità dell’anima che si autoestrinseca e desta e promuove in noi il senso della bellezza ed il desiderio di moltiplicare le cose belle sul nostro pianeta.

Favorisce la meditazione e stimola la sensibilità psichica. Preserva dagli incidenti; è considerata il portafortuna per eccellenza contro il “malocchio”.

Data in dono porta ricchezza e felicità. Portate la turchese per avere nuovi amici, per essere tranquilli, godere la vita, per accrescere la vostra bellezza.

Viene spesso usata per favorire l’armonia matrimoniale, promuovendo la comprensione reciproca fra due persone innamorate. Premendo la turchese sulla parte malata o perturbata del corpo, si visualizza la malattia mentre passa direttamente nella pietra.

L’acqua in cui è stata immersa una turchese si beve per le sue energie curative.

Si portano anelli o pendenti per avere buona salute e per protezione.

Da usare insieme all’ambra per stimolare i pensieri positivi e le forze di auto-guarigione.

Protegge gli oratori dalle critiche negative e conferisce forza alle loro parole; essi dovrebbero portarla al collo o tenerla in mano.

Si può portare montata su un anello al dito medio se si vuole stabilizzare l’equilibrio psicofisico o all’anulare se si vuole stimolare la saggezza e la correttezza nei rapporti con gli altri.

Se si desidera utilizzarla per il rilassamento e per equilibrare l’emotività si appoggia sul 5° chakra o si porta come ciondolo girocollo.

Quando invece si desidera utilizzarla per indurre pensieri positivi, per stimolare la sensibilità psichica o per la meditazione si appoggia sul 3° occhio.

Come tutte le pietre blu, la turchese porta fortuna e viene indossata come talismano per la buona sorte.

Quarzo ialino (Cristallo di Rocca)

Quarzo ialino (Cristallo di Rocca)

Il Cristallo di Rocca o Quarzo Ialino è uno dei minerali comuni sulla terra, eppure è uno dei più ricercati e non raramente viene venduto vetro al suo posto, proprio per l’enorme richiesta e per la sua durezza. Ha una struttura non raffinata, frastagliata e a punta. È trasparente con le facce levigate e proprietà piezoelettriche, ossia muta energia meccanica in elettromagnetismo.

Sin da tempi remoti il Cristallo di Rocca è stato menzionato nelle leggende e nelle tradizioni popolari come oggetto magico-religioso. Il suo nome deriva da un termine greco “Kristallos” che identificava il ghiaccio chiaro. Per gli antichi Greci, il Cristallo di Rocca, era formato da acqua ghiacciata tanto compressa da non potersi più sciogliere. Nella filosofia indiana, invece, veniva visto come un potente energizzante dell’aria prana. Per i giapponesi il “gioiello perfetto”, come lo chiamavano, era la rappresentazione simbolica dell’infinto, dell’immensità dell’Universo, della costanza e dell’essenzialità.

Per gli indigeni del nord America e per quelli della Birmania i Cristalli di Rocca erano vere e proprie essenze viventi da nutrire in segno di venerazione nelle cerimonie religiose mentre nel sud e centro America è famoso il culto dedicato ai teschi di Cristallo di Rocca idolatrati come doni degli dei. Quando i crociati lo esportarono in forma di sfere, in Europa si divulgò la credenza che fossero strumenti magici.

In tempi moderni il suo utilizzo varia a seconda della sua forma specifica, a cui sono attribuite diverse qualità ma, tra le proprietà più usate, c’è quella indirizzata all’espansione dell’anima, delle percezioni ultrasensoriali, viaggi verso nuove dimensioni o a incognite spirituali; contatti con entità, guide, oltre a facilitare il risveglio dei Chakra e dei sogni premonitori.

La sua capacità  di risonanza gli permette di esaltare e accrescere le energie delle pietre che ne vengono in contatto; inoltre neutralizza le energie negative e amplifica quelle positive; rallenta il processo di invecchiamento della pelle e dona chiarezza mentale, aiutando ad eliminare stress e tensioni. Il Cristallo di Rocca favorisce tutte le energie fisiche e suoi punti Chakra, oltre a sviluppare quelle psichiche, facilitando l’apertura verso le attività paranormali. Ottima per la meditazione e per infondere calma e serenità, favorisce anche la memoria. Il Cristallo di Rocca o Quarzo Ialino aiuta ad approcciarsi con se stessi e con gli altri nel modo più giusto e serio ma in maniera più umana e sincera liberandoci da blocchi emotivi che impediscono rapporti interpersonali più intensi; inoltre facilita l’introspezione.

I segni zodiacali più affini a questo cristallo sono l’Acquario e il Cancro.

I poteri del Cristallo di Rocca

Essendo neutro, il Cristallo di Rocca può agire su tutte le emozioni con cui entra in contatto. Le sue qualità lo portano ad essere un ottimo equilibratore dell’organismo dando sollievo durante gli stati febbrili e rinforzando il sistema immunitario. È un ottimo scudo contro le radiazioni provenienti da apparecchi quali cellulari e monitor, ma è utile anche in caso di vertigini e sbandamenti. Il Cristallo di Rocca è un buon tranquillante e rivitalizzante del sistema nervoso oltre ad essere un eccellente rimedio per i problemi della tiroide, degli occhi, dei polmoni, del sistema linfatico e ghiandolare. Utile anche per dar forza al cuore e aiutare la circolazione.

Questa pietra risulta essere benefica per il sistema scheletrico in particolare per la schiena, i dischi intervertebrali e le ernie del disco. Con l’ausilio dell’Ambra diventa un ottimo calmante dei dolori dorsali mentre combinato con il Diaspro Rosso combatte l’obesità ed è molto efficiente per la cura di alcune problematiche relative all’intestino e alla digestione.

E’ adatto per chiunque sia sulla via della ricerca spirituale e della conoscenza; è considerato simbolo di lealtà, verità, innocenza e fede.

Un buon metodo per usare il Cristallo di Rocca è quello di metterla in un bicchiere d’acqua per una notte intera e poi berla il mattino seguente a stomaco vuoto per 1-2 mesi, avendo la diligenza di non saltare la cura. La sua capacità di azione è dovuta alla sua forza vitalizzante purificatrice e luminosa, rendendo così più fluttuante la nostra forza energetica. In tal modo, irradia di luce tutte le altre pietre e la nostra aurea. Il Chakra ad essa compatibile è il 7° quello della Corona ma lavora bene con tutti gli altri.

I cristalli di quarzo rappresentano la somma totale dell’evoluzione del livello materiale: le 6 facce corrispondono ai 6 chakra, mentre l’apice al 7°, quello della corona che connette i cristalli all’infinito.

E’ adatto per chiunque sia sulla via della ricerca spirituale e della conoscenza; è considerato simbolo di lealtà, verità, innocenza e fede.

(Fonte: https://www.ilgiardinodegliilluminati.it/significato-proprieta-poteri-delle-pietre-e-dei-cristalli/cristallo-di-rocca/ )

La leggenda delle Sette Divinità Giapponesi

La leggenda delle Sette Divinità Giapponesi

Le Sette Divinità della Fortuna (Shichifukujin) presenti nella mitologia e nel folclore giapponese sono un gruppo di divinità venerate per ricevere aiuto nella vita quotidiana e per ottenere benefici mondani.

Vi fanno parte: Daikokuten (Dio dell’abbondanza e ricchezza), Bishamonten (Dio della guerra), Benzaiten (Dea della bellezza, della musica e di tutto ciò che scorre), Ebisu (Dio del cibo quotidiano), Fukurokuju (Dio della buona sorte e della lunga vita), Jurōjin (Dio della conoscenza e della longevità) e Hotei ( Dio della felicità).

Solo una delle Sette Divinità, Ebisu, è di origine giapponese. Le altre provengono dalla Cina e dall’India: tre di loro fanno parte della tradizione taoista e le restanti tre affondano le loro radici nel Buddismo. Per molto tempo le Sette divinità sono state adorate dai giapponesi singolarmente, per poi essere raccolte nel gruppo degli Shichifukujin, protettore delle arti e delle professioni, come quella dei mercanti, dei dottori, dei pescatori, degli intellettuali, e altre ancora.

Secondo una delle tradizioni più importanti legate a questo culto, durante i primi giorni del nuovo anno le Sette Divinità si trasformano in marinai e discendono dal Paradiso a bordo di una nave, detta Nave del Tesoro (Takarabune), dotata di poteri magici, per approdare nei porti del mondo terreno e portare agli uomini tesori e buona sorte.

Le Sette Divinità della Fortuna, inizialmente venerate singolarmente, sono tra le divinità non natie più popolari tra i giapponesi. Le prime due divenute oggetto di culto come dispensatrici di fortuna furono Ebisu e Daikokuten, che acquistarono una crescente popolarità tra la classe dei mercanti (chonin), desiderosa di conseguire guadagni negli affari e di assicurarsi ricchezza e abbondanza.[8]

Ebisu (恵比寿)

Ebisu, la sola divinità del gruppo di origini autoctone, è il dio dell’abbondanza e del cibo quotidiano. Nato inizialmente nella comunità dei pescatori e legato all’attività della pesca, il culto si sarebbe poi esteso al commercio più in generale, forse attraverso il ruolo svolto dai burattinai erranti, conosciuti come ebisu-kaki o ebisu-mawas hiPatrono dei commercianti, pescatori e contadini, viene venerato dai mercanti perché fa parte delle divinità protettrici delle attività legate al commercio e simboleggia l’onestà e l’etica che le persone devono avere quando trattano degli affari.

Ebisu è raffigurato nelle sembianze di un pescatore barbuto e grassoccio, sempre sorridente. Indossa abiti da corte formali o vestiti da campo o da pescatore, regge nella mano destra una canna da pesca e nella sinistra una grossa orata (tai) di colore rosso, simbolo di fortuna. In Giappone l’orata è il pesce più buono, e non deve mai mancare durante le manifestazioni e le feste.

Intorno al XII secolo, i cambiamenti sociali determinarono una progressiva perdita di valore del mestiere di pescatore, ed Ebisu venne associato alle attività commerciali e adorato come kami protettore dei mercati e delle fiere: cerimonie in suo onore si tenevano prima dell’apertura di nuovi negozi. Oggi i santuari dedicati a Ebisu sono visitati spesso da commercianti o da persone il cui lavoro è associato alla negoziazione. La sua immagine è presente in moltissimi negozi e luoghi commerciali.

Nell’iconografia, Ebisu è spesso associato a Daikokuten. Le statue della coppia si possono trovare ovunque nel Giappone moderno e in particolare sono presenti in molte cucine, specie nelle comunità agricole.

Daikokuten (大黒天)

Daikokuten, 1347 – Tokyo National Museum

Daikokuten (dio dell’oscurità), chiamato anche Daikoku-sama o Daikoku, proviene dall’India. Dio della ricchezza o della famiglia, è una delle Sette divinità più popolari. Ha le sembianze di un uomo sorridente e robusto, che indossa un copricapo nero piatto. È ritratto seduto o in piedi in prossimità di due balle di riso, con in una mano un martello di legno, portatore di ricchezze, e nell’altra un grosso sacco di grano. Spesso insieme a lui è dipinto un topo. Il riso simboleggia l’abbondanza e la fertilità, ed il topo richiama il compito di Daikokuten di difendere le scorte di grano della popolazione.

Daikoku è variamente considerato il dio della ricchezza, o della famiglia, in particolare della cucina. Trae origine dalla divinità indù Mahākāla (“Grande-Nero”), una delle incarnazione di Shiva dio della guerra. In questa forma viene a volte rappresentato come una figura con tre volti accigliati e sei braccia. In alcuni templi buddisti in India venne venerato come dio della fortuna, posto all’interno delle cucine come simbolo di abbondanza e raffigurato con un sacco in spalla. Il fondatore della scuola buddista Tendai Saicho introdusse Daikoku in Giappone proprio in questa versione: egli divenne il nume tutelare nelle cucine dei templi tendai giapponesi.

Il nome Mahākāla che significa “Grande Nero” venne poi sostituito in Giappone dal nome sino-giapponese Da-hei-tian (pronunciato in giapponese Daikokuten) e in seguito si unì al kami Ōkuninushi no Mikoto trasformandosi da un dio terrificante, a uno dal volto più dolce e benevolo, come quello odierno.

Benzaiten (弁才天 o 弁財天)

Uga-Benzaiten, XV secolo

Benzaiten è l’unica divinità femminile del gruppo delle Sette Divinità della Fortuna.[1] Trae origine dalla dea Sarasvatī(sanscrito सरस्वती, “colei che scorre”), una delle principali dee dell’induismo, menzionata come divinità fluviale. Benzaiten, o più comunemente Benten, è una divinità dell’acqua ma anche di “tutto ciò che scorre”: acqua, tempo, parole, musica e, per estensione, conoscenza. Oggi è conosciuta come dea della bellezza e dell’eloquenza, patrona degli artisti e della musica. Dal periodo Kamakura è rappresentata come una suonatrice del biwa (liuto giapponese), e ritratta a volte completamente nuda, oppure vestita con abiti eleganti mentre sta seduta vicino a un fiume, sullo sfondo di un paesaggio montuoso.

Benzaiten non ha sempre avuto questa rappresentazione iconografica; in un certo periodo in Giappone la sua immagine era quella di una divinità marziale a otto braccia, chiamata Happi (otto braccia). Verso la fine dell’XI-XII secolo venne associata alla divinità serpente Ugajin, dio del cibo, e comparve sotto la forma di Uga Benzaiten, una divinità composita dall’iconografia complessa: spesso sul copricapo della dea riposa un serpente bianco con il volto di un anziano umano.

Bishamonten (毘沙門天)

Bishamonten

Bishamonten, dal nome sanscrito Vaiśravaṇa, ossia “Colui che ode distintamente” è la terza divinità del gruppo con origini induiste. Kubera, da cui trae origine, è la divinità indù dell’abbondanza e della ricchezza. Nello ShintoismoKubera è entrato a far parte delle Sette Divinità della Fortuna come dio della dignità. Nel Buddismo è diventato il guardiano dei guerrieri, della ricchezza, della buona sorte e della guarigione.

Viene rappresentato con un’armatura, e regge nella mano destra una lancia, e in quella sinistra una pagoda, che sta a indicare il potere del dio. I soldati giapponesi si rivolgono a lui con preghiere per farsi coraggio.

Come componente del gruppo dei Quattro Re Celesti, posti agli angoli dell’altare maggiore nei templi buddisti, in corrispondenza dei quattro punti cardinali, Bishamonten prende il nome di Tamonten ed è il guardiano del Nord, con il compito di difendere i luoghi sacri e gli insegnamenti del Buddismo.

A volte Bishamonten viene fatto coincidere con Konpira, il dio di origine shintoista legato alle navi e ai marinai: in questa forma possiede la caratteristica di potersi trasformare in base alle esigenze che hanno le persone che lo pregano per ottenere dei favori.

Fukurokuju (福禄寿)

Fukurojuku (1902)

Fukurokuju, il dio della conoscenza e della lunga vita, ha origine dal taoismo cinese. La sua iconografia lo rappresenta come un uomo anziano che tiene in mano una lunga canna usata per sostenersi. Spesso è ritratto in compagnia di una gru, di una tartaruga e o di un cervo. Il ventaglio che porta con sé simboleggia il suo potere di scacciare la sfortuna, mentre il libro (makimona) ricorda la sua infinita saggezza. L’aspetto che lo caratterizza maggiormente è la forma eccessivamente allungata della testa: secondo le leggende essa sarebbe la conseguenza dei numerosi anni di studio a cui si è sottoposto in vita.

Fukurokuju nasce come incarnazione delle virtù a cui il popolo cinese ha sempre ambito di più: la felicità, la ricchezza e la vita eterna: da esse proviene il nome Fukurokuju, dove “fuku” significa fortuna, “roku” prosperità e “ju” longevità.

Secondo altri miti e leggende Fukurokuju sarebbe in realtà Taizan Fukun, dio del Monte T’ai, un monte ritenuto sacro in Cina.

Jurōjin (寿老人)

Jurōjin viene venerato come il dio della longevità; anch’esso deriva dalla tradizione taoista cinese. È generalmente raffigurato come un anziano signore dalla barba bianca che indossa un cappello e cammina aiutandosi con un bastone. Gli animali che lo accompagnano sono di solito cervi, tartarughe o gru, simboli di lunga vita nella cultura cinese e giapponese.

Jurōjin (1902))

Le origini di Jurōjin vengono fatte risalire alla figura di un taoista cinese chiamato Zhang Guolao, detto Zhang Guo, realmente esistito durante il regno dell’imperatrice Wu (684-705) e dell’imperatore Xuanzong della Dinastia Tang (712-756). Alcuni scritti del tempo lo descrivono come un uomo solitario, che viveva sulle montagne cinesi. Secondo le leggende e i racconti, egli avrebbe raggiunto l’età di cento anni grazie a dei poteri segreti. Le figure di Zhang Guolao e del gruppo degli Otto immortali taoisti di cui fa parte si diffusero in Giappone durante il periodo Edo, diventando il tema delle opere di pittori e artisti giapponesi, grazie al crescente interesse per i miti della tradizione folkloristica cinese diffusi in quel periodo.

Talvolta scambiato per Fukurokuju a causa dell’aspetto simile, Jurōjin si differenzia da questi per il capricapo che indossa. Un altro motivo di confusione fra i due risiede nella presenza del suono o del simbolo del “cervo”, animale spesso associato alla divinità: nell’iconografia di Jurojin il cervo, che può essere indicato con il termine di “roku”, è omofono del secondo ideogramma, “roku” di Fukurokuju. Inoltre entrambi vengono spesso rappresentati mentre tengono in mano un ventaglio arrotondato (uchiwa), che rappresenta il potere del dio di spazzar via la malasorte.

Hotei (布袋)

Come Fukurokuju e Jurōjin, anche Hotei fa parte della tradizione taoista cinese. Rappresentato come un uomo grassottello e ridente, è la divinità della gioia e della felicità e comunemente definito come il protettore dei bambini. Il suo nome significa “borsa di lino” ed è infatti ritratto con un sacco in spalla contenente regali che distribuisce ai bambini che lo circondano. Secondo altre interpretazioni, il suo sacco è pieno di vestiti e oggetti di uso quotidiano che egli distribuisce ai poveri e ai bisognosi. L’immagine di Hotei non è sempre stata rappresentata nello stesso modo; in diversi oggetti decorativi e ornamentali, anche usati negli spettacoli giapponesi, egli compare con altre sembianze.

Hotei

In Occidente viene anche chiamato il “Buddha sorridente”, per via della sua espressione sempre felice e il suo viso rotondo. Come Fukurokuju e Jurojin, anche lui possiede un ventaglio che porta al di sotto della sua grossa pancia, che i vestiti non riescono a coprire del tutto.

Hotei, Pu-Tai in cinese, è stato collegato alla figura storica del Maestro Ch’i Tz’u, vissuto durante la Dinastia Tang (620-905), noto per i suoi poteri sovrannaturali e per la sua spiritualità. Nella tradizione del Buddhismo Mahāyāna, viene ritenuto un bodhisattva, spesso identificato con Maitreya (Buddha del futuro), per la sua attitudine verso il prossimo, il suo atteggiamento caritatevole e altruista e la sua compassione e serenità.

Kichijōten

Kichijōten (吉祥天)

Kichijōten (o Kisshōten) è la dea della fertilità, della bellezza e della fortuna, ritratta con abiti di straordinario splendore. Nell’iconografia tiene in mano una pietra preziosa (bōshu) dai poteri magici. Secondo la leggenda Kichijōten ha il potere di assumere la forma di oggetti preziosi e di recare fortuna e ricchezze terrene a chi li possiede o li usa.

Nel passato ha ricoperto un ruolo centrale all’interno di alcune sette buddhiste; dal XV- XVI secolo i suoi attributi sono stati assunti dalla dea Benzaiten con la quale viene spesso confusa.

 

Fonte:

https://it.wikipedia.org/wiki/Sette_Divinità_della_Fortuna

Madonna, la regina dei berberi

Madonna, la regina dei berberi

Madonna, forse la star più eccentrica e trasgressiva dello spettacolo mondiale, ha compiuto lo scorso anno 60 anni, festeggiandoli con una colorata festa di compleanno che ha reso, come sempre, un evento indimenticabile. Per l’occasione la regina del pop si è trasformata nella regina dei Berberi con una tre giorni a Marrakech di balli e divertimenti senza sosta, in cui ha indossato il costume Amazigh delle antiche popolazioni berbere che abitano il Marocco e che la copriva da capo a piedi. E‘ stato un vero piacere per noi di Segnopiù scoprire che anche Madonna subisce il fascino antico e misterioso di altre culture e popoli messi poco in risalto da giornali e pubblicità.

Ametista: proprietà e benefici

Ametista: proprietà e benefici

Proprietà e benefici dell’Ametista

L’Ametista è una pietra magnetica ed affascinante, dalle molteplici proprietà che agiscono sia a livello fisico che mentale e psichico, chiamata anche la Pietra dell’Anima. E’ una varietà di quarzo dalla colorazione viola più o meno intensa, dovuta alla presenza di tracce di ferro. Sbiadisce se esposta a lungo all’irraggiamento solare diretto.

L’ametista può intervenire per alleviare il mal di testa, per dare forza fisica e controllo del temperamento, stimolare la produzione di globuli rossi e la rigenerazione dei tessuti.

L’azione sul settimo chakra stimola l’attività del pancreas, della ghiandola pituitaria, del timo e della tiroide, bilanciando il metabolismo, aiuta a vincere il vizio dell’alcool, del fumo e del piacere smodato per il cibo; allevia la stanchezza fisica e mentale. E’ un potente depuratore e potenziatole del sangue, combatte l’insonnia.

Le sue vibrazioni raggiungono ambedue gli emisferi cerebrali e ne equilibra ed aumenta la loro attività.

A livello curativo è utilizzata come calmante, per ristabilire l’equilibrio mentale negli stati di agitazione, tensione, stress. Purifica e rigenera a tutti i livelli di coscienza.

Il colore porpora dell’ametista è composto da sfumature d’azzurro e rosso: l’azzurro pacifica le energie del rosso, pertanto l’ametista è una pietra che si adatta bene alle persone con la tendenza alla testa calda o ad inquietarsi facilmente (energia rossa). Cura, scioglie l’ansia mentale.

Stimola una visione superiore delle proprie emozioni e dei sentimenti. Favorisce il rilassamento, l’immaginazione, la creatività artistica e lo sviluppo della spiritualità.

E’ fortemente riarmonizzante e riequilibrante. Agisce a livelli molto profondi dell’essere e ci aiuta nel cammino evolutivo.

Portatrice di amore universale, equilibrio e giustizia, l’ametista è la gemma di coloro che vogliono coltivare l’aspetto mistico della vita. Trasforma ed eleva tutte le energie e quindi espande la coscienza che diventa globale ed universale.

Trasforma la propria bassa natura negli aspetti più raffinati dei più elevati potenziali delle persone.

L’ametista insegna l’umiltà, aiuta a liberarci dall’orgoglio di sé per aprire la soglia del regno della conoscenza e della saggezza. E’ denominata la Pietra dell’Anima e ci guida all’introspezione.

Il raggio  violaceo che corrisponde alla nota musicale SI ha entrata vibrazionale al 7° chakra (sommità della testa e ghiandola pineale) dove la mente, il pensiero della purezza, la concentrazione, la razionalità, la conoscenza e la connessione con l’universo intero possono svilupparsi.

Con questa pietra si impara a vedere con gli occhi della mente intuitiva ricevendo l’impulso di come e quando muoversi o fermarsi in attesa.

La sofferenza che può provocare nel “risveglio” della coscienza del Sè, nel vedersi per ciò che si è, ha dato a questo cristallo la pesante fama di pietra triste e negativa, ma la sua azione conduce ad un fine altrettanto positivo: conoscersi.

L’Ametista allontana la coscienza dei pensieri incentrati su sé stessi, attraendo la mente verso una più profonda comprensione.

Poiché ci inizia alla saggezza e ad una maggiore comprensione, risulta molto utile a coloro che sono afflitti per la perdita di una persona amata.

Utilizzo dell’Ametista

Per evitare stati emotivi agitati portatela possibilmente a contatto con la pelle. Portata addosso allontana il senso di colpa e autocommiserazione, aiuta a vincere la schiavitù come quella dell’alcolismo, fa sì che sia evitata l’eccessiva indulgenza e conferisce il dono del sereno giudizio. L’Ametista si può indossare con orecchini, collane, anelli o incastonata in un bracciale al polso sinistro o semplicemente in un sacchetto di seta bianca o viola nella tasca sinistra: è un mezzo per raggiungere la vostra anima, l’importante è tenerla vicina, mentre tenere in casa un geode oppure vari quarzi di ametista purifica l’ambiente e ci fa sentire più sereni e disponibili verso tutti.

Si può tenere l’ametista, indossarla o usata per la meditazione, ove si verifichi uno stato di collera e si debba quindi ristabilire l’equilibrio mentale.

Giova particolarmente alle persone che soffrono di incubi ricorrenti: prima di andare a dormire tenete un cristallo di ametista sulla fronte e programmatelo affinché guidi la mente facendole attraversare sana e salva lo stato di sonno; successivamente collocatela sotto il cuscino.

Per la meditazione è indicata una piccola piramide di ametista da appoggiare in corrispondenza del 3° occhio o sul chakra della corona.

In alternativa si può mettere un cristallo grezzo nella stanza in cui si medita.

Fonte: https://www.camminidiluce.net/cristalloterapia/i-cristalli-e-le-loro-proprieta/proprieta-e-poteri-dell-ametista.html